DONNE E PIANTE: UN LEGAME PROFONDO

Tutti possiamo immaginare quanto le conoscenze delle piante siano state fondamentali per la sopravvivenza dei sapiens e molte sono le documentazioni arrivate fino a noi che raccontano quanto il rapporto tra piante e uomo sia profondo e indissolubile.

Ad oggi si stimano 28.000 specie di piante che sono state usate e che vengono usate per curare la nostra salute. Non poche!

Molte di queste si trovano comunemente intorno a noi e talvolta le calpestiamo brutalmente o le estirpiamo senza dare loro il giusto valore.

Alcune specie vengono e venivano coltivate al fine di realizzare preparazioni erboristiche e farmaceutiche e per estrarre i principi attivi. Molte però si possono trovare anche allo stato selvatico e lo sapevano bene i nostri antenati.

Le piante officinali possono crescere dappertutto: nelle aiuole, negli orti, negli anfratti dei muri e ovunque ci sia un pochino di terra e le condizioni giuste per germinare.

DONNE E PIANTE

Studiando le piante officinali una tra le tante cose che mi ha colpito è che sono molte le piante in grado di aiutare e sostenere la donna. È come se tra donna e la madre terra ci fosse un legame ancora più intimo e ancestrale.

Mi viene quindi da pensare che forse non è un caso che nella storia siano state proprio le donne ad approfondire maggiormente lo studio e l’uso delle erbe.

Passeggiando in un prato possiamo incontrare piante molto comuni e utili per le problematiche femminili come l’Achillea millefolium che viene in aiuto alle donne durante il ciclo mestruale.

Ma nello stesso prato, a fianco dell’achillea, possiamo trovare il Trifoglio rosso adatto invece a sostenere la donna in menopausa.

Si possono trovare piante che stimolano la montata lattea come l’ortica e piante con potere abortivo come il prezzemolo o l’artemisia. Questo secondo me già la dice lunga sulla simbiosi donna natura, non trovate?

LE HERBANE DURANTE L’INQUISIZIONE

Ma nei secoli non sempre le donne per queste conoscenze furono viste di buon occhio.

Ne sono un esempio le Herbane, donne che dedicavano molto del loro tempo allo studio e all’utilizzo delle erbe, dei frutti e dei funghi che raccoglievano spontaneamente e che servivano a creare preparati erboristici per la cura del corpo e dello spirito.

Durante l’inquisizione queste figure furono tacciate di stregoneria e per questo perseguitate e giustiziate. Questo è quello che successe anche a Pisogne, il paese in cui sono cresciuta. Da donna e appassionata di erbe selvatiche potete immaginare che quello che è successo al paesello mi impressiona un pochino. Infatti Il 17 luglio del 1518 a Pisogne, il prete Bernardino Grossi, agendo in qualità di vicario dell’Inquisizione, mandò al rogo otto donne accusate di stregoneria. Sempre in Valle Camonica, ad Edolo nel 1510 vennero condannate al rogo altre 60 donne, accusate anche loro di stregoneria.

Molte delle streghe che furono portate al rogo in Valle Camonica probabilmente non erano altro che donne, levatrici e medichesse che da sempre si erano affidate alla natura per la cura dei problemi del corpo e dello spirito e che improvvisamente vennero etichettate come portatrici di male e di sventure.

In quel periodo venne completamente ribaltato il valore positivo e salvifico che queste figure avevano avuto nella comunità fino a quel momento e mi capita a volte di riflettere su questo mentre raccolgo erbe, fiori o piante selvatiche negli stessi boschi attraversati dalle antenate herbane.

C’è stato un tempo in cui la natura in ogni sua forma era fonte di divinazione ed i boschi erano luoghi sacri.

Un tempo in cui si adoravano grandi alberi e si interpretavano i gesti degli animali selvatici. Un tempo in cui si vibrava con la natura come parte integrante di un tutto più grande.

Quando cammino nei boschi sopra casa mi piace pensare che i grandi alberi che incontro sono stati un tempo venerati perchè portatori di sostentamento, di energia e di vita per tutti gli esseri che vivono sulla terra e non posso che fermarmi a contemplare la loro grandezza.